Dopo tanti anni davanti a un copione, diventare host con un talk in formato podcast, a contatto con tanti ospiti, è una piccola sfida.
Lo ammetto. Sono sempre stato davanti a un copione, vuoi scritto da me o da altri. Lo script dà sicurezza, ti indica la strada, è una guida fedele e capace di metterti in piena tranquillità. Non ti chiede di discutere il suo contenuto. Non almeno nel momento in cui ti ritrovi una voce davanti al microfono, uno strumento che è più impietoso di uno specchio, capace di restituirti fino all’ultimo sospiro, di dirti quando non è giornata, come di prenderti sul palmo della mano e portarti in alto, se sei in stato di grazia. Un foglio dattiloscritto è la prima richiesta di una voce di spot pubblicitari come sono stato per anni, e come sono ancora, ovviamente.
Poi è tornata la radio ad aprirmi nuove prospettive. La radio scritta, quella che devi preparare settimane e settimane prima. Quella che rappresenta un progetto e non più un passatempo. Quella di Destini Incrociati che ho ideato e condotto per quattro anni su Radio24
Oggi che la radio è chiusa dietro a una cortina difficilmente penetrabile per quelli come me che vorrebbero mettere un po’ tutto in discussione, confrontarsi con idee, approfondire temi e provocare il cambiamento, è arrivato il podcast di informazione come strumento alternativo per raggiungere persone che, la pensino come te o meno, almeno pensano.
E la voce della pubblicità torna così a farsi spazio come conduttrice. Dopo Destini Incrociati su Radio24, ho pensato che nulla sarebbe stato più eccitante. E invece, mi sbagliavo. Il podcast lo è possibilmente ancora di più. Perché ogni singolo ascoltatore, ogni singolo stream, te lo devi guadagnare sul campo. Non c’è più la pigrizia dell’ascoltatore che sintonizza l’autoradio sulla solita stazione e ti ascolta per inerzia. No: deve fare una scelta consapevole. Devi stipulare con lei o lui un vero e proprio contratto narrativo e la tua bella voce della pubblicità diventa un accessorio che non fa la differenza. La fanno le tue parole e il rapporto che riesci a instaurare con il tuo ospite. Perché il podcast di cui vorrei parlarvi è NoEthicsNoBrand, un talk nel quale mi confronto con altre persone sul rapporto dell’etica con il business. Urka, roba spessa? Mah, sapete: “a una certa” ti viene di pensare ai massimi sistemi, e siccome il sistema è uno solo, tanto vale farlo e basta. Dicevamo: io, un set di domande, e il mio ospite che si spoglia del suo ruolo aziendale per confrontarsi come persona su un argomento scottante: possiamo ambire a comportamenti etici nel business o è una bestemmia, laddove il dio è diventato il fatturato?
Farsi coinvolgere come persone, più che come manager, perché la realtà si cambia attraverso le idee.
La buona notizia c’è. Ed è quella che ho trovato tanti decisori con incarichi di responsabilità in altrettante aziende desiderosi di esprimere il proprio punto di vista, di parlare da persone, più che da manager, di indossare la cuffia e mettersi davanti a un microfono per parlare di temi per i quali una cena intima è un contesto troppo disimpegnato e un incontro di lavoro decisamente inappropriato: ci si toglie la grisaglia in NoEthicsNoBrand il Podcast, ci si mette comodi e si esercita l’esercizio più importante: saper ascoltare. Lo speaker e voce pubblicitaria che vi scrive si spoglia di ogni formalismo e diventa così intervistatore.
Mentre insieme al team de Gliascoltabili pensavamo all’opportunità di realizzare un progetto come questo, ci accorgiamo che in giro per il mondo stanno accadendo cose rilevanti. Per esempio che a Washington il 19 agosto 2019 si è svolta la Business Roundtable dove alcuni tra i più importanti manager dell’industria americana hanno sancito l’importanza di assumere valori guida che vadano ben oltre il profitto, nella conduzione delle loro aziende… Incredibile, vero?
Poi hanno cominciato ad accadere altre cose… In Francia i gilet gialli, a Barcellona cinquecentomila giovani (non chiamateli autonomisti), in Libano le nuove generazioni, in Cile ampi strati della popolazione. E ancora in Algeria, in Iraq. Il tema relativo a quali regole sono alla base del patto sociale è di grande attualità. Queste regole vanno riviste, possibilmente prima che il sistema collassi. E non parliamo solo della distribuzione della ricchezza, che è il vulnus più importante della convivenza civile. Che facciamo stiamo a guardare?
Un podcast in stile americano nel quale le persone si mostrano per quello che sono: coraggiose e pronte a mettersi in gioco.
Il primo personaggio che ho coinvolto in NoEthicsNoBrand il Podcast è Manlio Ciralli, Chief executive innovation manager eccetera eccetera di Adecco Group. Con lui ho affrontato l’interessante tema del lavoro, in tutte le sue forme, della precarietà, che poi è lo stato normale delle cose. In qualche modo Manlio mi ha dimostrato come occorra essere proattivi davanti alla realtà, che si è instaurato un nuovo modello di competitività basata sulle conoscenze capace di generare la vera meritocrazia… a patto di salvaguardare i più deboli (ma queste in effetti sono solo parole). La seconda puntata del podcast NoEthicsNoBrand ha visto ospite Filippo Bettini, Sustainability manager in Pirelli. Un approccio più industriale, ovviamente, con una retorica (Bettini mi scuserà) giustificata dalla lunga cultura industriale del gruppo Pirelli e da un business non certo tra i più clean del pianeta. Utile per farsi un quadro di insieme, utile per comprendere come l’industria italiana in mano a manager e supportata da capitali finanziari, sia capace di muoversi in un contesto competitivo. Quelli che seguiranno sono industriali e manager. Abbiamo persino un grande avvocato… restate in ascolto e iscrivetevi al feed: qui trovate tutto!
Un nuovo progetto de Gli Ascoltabili, oltre la narrativa, oltre la fiction, coltiviamo uno stretto rapporto con la realtà
GliAscoltabili è la piattaforma di podcast che ho fondato insieme a Simone Spoladori a settembre del 2018. È un esperimento interessante, ci accompagna nel cambiamento e nella ricerca di nuove forme di comunicazione. Il podcast è una frontiera in continuo mutamento, richiede cura, continuità, dedizione, tanto tempo dedicato. Lo chiamo “esperimento” perché ho imparato che non ci sono punti di arrivo ma solo punti di partenza. NoEthicsNoBrand il podcast si innesta in questo contesto. Scopriremo dove potrà portarci puntata dopo puntata: chissà come ascolteremo in futuro i contenuti, come comunicheranno le imprese, se attraverso branded content o meglio branded podcast, che si candidano seriamente a sostituire i vecchi messaggi pubblicitari tradizionali. Di certo, oltre la voce al microfono, serviranno tanti contenuti sviluppati con rigore, originalità e capacità di intrattenimento. E GliAscoltabili va proprio in questa direzione.